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      La 
        mia gioia è stata piena e commossa quando il Papa si è posto 
        dinnanzi a Lui col turibolo per l’incensazione. 
        In 
        quel momento ho chiesto al Signore Gesù, iconograficamente rappresentato 
        da quel bel legno scolpito, di benedire e abbracciare tutti i Casulat. 
        Non solo i Casulat di oggi, che vivono questo nostro tempo presente confuso 
        e ansiogeno, ma anche le generazioni che ci hanno preceduto. I cassolesi 
        di ogni tempo che hanno piegato la schiena sulla nostra terra, che hanno 
        impugnato vanghe e badili sudando sette camicie per un tozzo di pane. 
        Davanti al nostro Gesù in croce, così bello, così 
        espressivo, così grondante sangue, ho posto i desideri, le ansie, 
        le gioie, i dolori, le preoccupazioni, le aspirazioni di tutti: giovani, 
        anziani, famiglie e associazioni. 
        In quel crocifisso, su quel palco, a fianco del Papa, Vicario di Cristo, 
        successore di Pietro, c’eravamo tutti. In quell’immagine così bella 
        e speciale, in quel volto apollineo coi capelli d’oro, in quel corpo possente 
        e dolorante c’era la Comunità di Cassolo.  | 
  
   
     
         
        Cassolo, 
        paese profondamente cristiano. Cassolo, paese solidale. Cassolo, paese 
        ricco di risorse. Quando ero bambino, in occasione del venerdi santo, 
        mio nonno mi portava a San Giorgio per visitare il Cristo Morto. Me ne 
        stavo a debita distanza, impressionato dal corpo grondante umori avvolto 
        da un candido velo che lasciava intravedere la ferita del costato. Le 
        donne che un tempo popolavano le mura antiche della Chiesa di San Giorgio 
        mi invitavano a baciare il costato sanguinante e a strofinare sul torace 
        e sulle braccia del Cristo il fazzoletto, perché non si poteva 
        lasciare la Chiesa senza far benedire "i panni!". Ebbene, quel 
        gesto, vissuto oltre la memoria, in quel pomeriggio vespertino in piazza 
        ducale, ha assunto per me un valore simbolico: dalle sue piaghe siamo 
        stati guariti. E mentre il Santo Padre compiva quel gesto di onore, incensando 
        "al Signur", come confidenzialmente ogni Casulat chiama il Cristo 
        di San Giorgio io, con gli occhi della fantasia, vedevo col Papa tutti 
        i nostri morti. Quasi che il palco papale fosse metafora della Gerusalemme 
        Celeste e, intorno al Cristo Immolato, Agnello di Dio che toglie il peccato 
        del mondo, ho rivisto la schiera dei santi e beati cassolesi che vivono 
        alla presenza di Colui che è principio e fine, alfa e omega che 
        dopo aver vissuto una vita semplice: lavorando, volendosi bene, aiutandosi 
        a vicenda, accontentandosi del necessario, hanno fatto del nostro paese 
        un oasi di pace dove si sperimenta la gioia del donarsi vicendevolmente. 
        E quell’immagine del nostro "Signur" a fianco del Papa, apparentemente 
        solo, rappresenti per noi una certezza: nonostante le apparenze nessuno 
        di noi è mai solo. Con noi c’è sempre Gesù.  
        E per noi Casulat un bel Gesù!  
      Alberto 
        Ascani. 
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